L’età dei perché è una fase tipica dello sviluppo in cui il bambino ha necessità di ampliare le sue conoscenze sul mondo e ci pone innumerevoli domande a cui non sempre è facile rispondere…

 

L’età dei perché

 

Quante volte abbiamo visto nei film quei bambini insistenti che fanno mille domande al genitore che alla fine risponde esausto con un: “Perché sì!”. Be’ sappiate che quel giorno arriva per tutti perché è una fase tipica in cui quasi tutti i bambini passano ed è chiamata “fase dei perché”

La fase dei perché è legata alla comparsa del linguaggio, il quale sostiene il bambino nell’assecondare le sue esigenze conoscitive, portandolo a porre ripetute e innumerevoli domande all’adulto che è chiamato ad essere all’altezza del compito e ad avere molta pazienza…

Infatti, tra i 3 ai 5 anni i bambini imparano a usare il linguaggio per conoscere il mondo in cui vivono, controllare le loro emozioni e il loro comportamento sociale e il bambino diventa sempre più interessato a prendere parte alle discussioni in famiglia e con gli amici.

Già intorno ai 2-3 anni il linguaggio si è sufficientemente sviluppato sia nella produzione che nella comprensione, permettendo al bambino di utilizzarlo per conoscere se stesso e il mondo circostante, con il fine di divenire sempre più competente e di orientarsi in autonomia.

Sebbene non tutti i bambini vivano questa prima fase dei perché, proprio a causa di piccoli ritardi nello sviluppo del linguaggio oggi sempre più frequenti (Leggi anche “Il linguaggio nei bambini: se qualcosa non va?”), quasi tutti non mancano la fase che si presenta intorno ai 5-6 anni. A questa età infatti, il bambino mostra curiosità per tutto ciò che è nuovo e rivolge ai genitori o agli adulti con cui è più a contatto un’infinità di domande che vanno a costituire la sua base conoscitiva per intavolare conversazioni

É evidente che per quanto la fase dei perché sia legata allo sviluppo del linguaggio, e quindi del pensiero, non è l’unico fattore a determinarne l’inizio. Tutto dipenderà anche dall’ambiente in cui il bambino è inserito, dalle relazioni che vive e da quanto tutto questo sia stimolante per lui e in linea con il suo carattere. Perciò non c’è da preoccuparsi se le domande non arrivano!

 

L'età dei perché

 

A cosa dobbiamo stare attenti quando il nostro bambino si trova in questa fase?

  1. Mai lasciare che le sue domande rimangano inascoltate, rispondendo con frasi tipo: “Quando sarai grande capirai…”, “Te lo spiegherò più avanti…”. Il bambino si sentirà poco competente, non degno di ricevere una risposta perché “piccolo”, portandolo in molti casi ad assumere comportamenti difficili da gestire o ricercando da solo delle risposte esponendosi al rischio di trovarsi davanti a qualcosa che potrebbe non avere gli strumenti e le competenze per comprendere da solo. Perciò, non importa se la risposta che avete non è corretta, datela purché sia nel rispetto delle sue capacità e delle sue emozioni!

  2. Nel tentativo di rispondere a tutti i suoi “perché”, ricordate sempre di utilizzare parole semplici e chiare. La tecnica più utile e facilmente comprensibile per il bambino è quella di semplificare al massimo il concetto, tralasciando la correttezza e puntando all’obiettivo di dare un’idea generale di cosa vogliamo comunicare. Soprattutto nella fascia 2-4 anni, la comprensione è abbastanza sviluppata ma utilizzare poche parole e lineari per spiegare qualcosa, è sempre una buona pratica…

  3. Quando ci troviamo davanti a domande come “Che cos’è il futuro?”, “Come nascono i bambini?”, “Perché lui è nero?”, non è facile trovare le parole giuste. Ci vengono in mente anni e anni di studi che ci potrebbero aiutare a rispondere ma la grande difficoltà sta nel fatto che il nostro interlocutore non ha gli stessi anni di studi e di esperienze alla spalle…E poi, chi non ha mai avuto paura di traumatizzarli rispondendo con parole poche adatte all’età?! Pertanto, un buon modo per rispondere a qualsiasi tipo di domanda è quello di rapportare la risposta a ciò che il bambino conosce e vive.  Ad esempio, per parlare della morte, potreste fare riferimento alla natura…In altre parole, tentate di spiegare anche i processi più oscuri e complessi attraverso delle associazioni, affinché possa capire almeno di cosa parlate e che non esponga voi al rischio di dire troppo e male…

 

 eta dei perché

 

Ma quali sono le domande più frequenti e che mettono più in difficoltà il genitore?

Le domande più frequenti e che mettono il genitore più in difficoltà, sono sicuramente quelle inerenti i temi della morte e della sessualità, senza sottovalutare i quesiti sui principi della fisica!

Sesso e morte sono considerati due grandi tabù a livello sociale e culturale, portando l’adulto a non voler esporre il bambino a tali contenuti. Inoltre, essendo argomenti poco trattati proprio per la consuetudine di dover essere celati, mettono l’adulto nella posizione di non trovare neanche dentro di sé le parole per rispondere proprio perché non abituato ad usarle…

Elenco qui sotto alcune delle domande “spiazzanti” che mi avete condiviso su Instagram:

 

“Perché si muore?”

“Che cos’è il futuro?”

“Perché il pisellino diventa duro?”

“Come nascono i bambini?”

“Come fanno ad entrare i bambini nella pancia?”

“Che cos’è la forza di gravità?”

“Perché ci sono animali cattivi?”

“Dove vanno le persone quando muoiono?”

“Perché si vede già la luna anche se è giorno?”

 

Se cercate tra queste pagine una risposta standard a queste domande non la troverete perché la sensibilità nella scelta delle parole, l’atteggiamento corretto per dare forza alla nostra spiegazione e serenità al bambino anche sui temi più spaventosi, dipendono da ognuno di noi. 

Come sempre con i bambini non c’è una risposta che vada bene per tutti.

Come sempre è importante che il nostro agire e il nostro parlare siano basati su una conoscenza del bambino, del suo ambiente di crescita, delle sue relazioni e delle sue esperienze. E soprattutto che siano in linea con noi stessi, che stiamo crescendo queste piccole persone a nostra somiglianza e seguendo ciò in cui crediamo.

Se ascolterete, troverete sempre le parole giuste

 

Flavia

@flavia_educhiamali

@flavia_educhiamali

Counselor

Dunque io sono Flavia, sono Counselor socioclinica e dottoressa in psicologia dello sviluppo.

Sono una formatrice e ho lavorato per molti anni come educatrice all’interno di asili nido e scuole dell’infanzia. 

Sono una mamma e tutto quello scritto sopra con  le mie figlie conta poco.

Amo lavorare con genitori e bambini, entrare nel loro mondo, metterli in connessione e vedere come la loro relazione cambia e li renda finalmente felici!

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