Quante volte sentiamo parlare di bambini iperattivi…

Ma è davvero così?

 

Bambini iperattivi

 

Da quando lavoro nelle scuole formando il personale di nidi e scuole dell’infanzia, mi rendo conto che il termine iperattività viene spesso usato erroneamente.

È comune infatti che un bambino molto vivace o con disagi comportamentali venga con troppa leggerezza “etichettato” come bambino iperattivo, costringendolo a subire il ruolo. Ecco allora che sento la necessità di scrivere questo articolo affinché mamma e papà, preoccupati da tale diagnosi, non inizino a sbattersi a destra e sinistra in cerca del professionista giusto che possa salvare il proprio bambino. 

Iniziamo distinguendo tra disturbo e non disturbo di iperattività.

Come disturbo deve essere inserita in un quadro clinico più ampio, quindi in un disturbo del neurosviluppo più complesso come la adhd (disturbo da deficit di attenzione e iperattività). L’iperattività quindi non coincide con una semplice vivacità del carattere e per ottenere una diagnosi è necessario soddisfare dei criteri precisi. Per non dilungarmi troppo, data la complessità e le molte sfaccettature dell’argomento, vi consiglio di andare a leggere quali sono sul DSM (manuale diagnostico statistico dei disturbi mentali).

 

bambini iperattivi

 

Brevemente, vi dico che grandi linee i bambini iperattivi:

  • sono estremamente vivaci corrono o si arrampicano, non riescono a stare seduti tranquilli. Piedi e mani sono sempre in movimento;

  • non fanno giochi tranquilli e passano da un’attività all’altra senza concluderne nessuna;

  • si distraggono molto facilmente nelle attività scolastiche e nel gioco;

  • sembrano non ascoltare quanto gli viene detto e fanno fatica a seguire le istruzioni che gli vengono date;

  • parlano in continuazione, rispondono in modo irruente prima di ascoltare tutta la domanda;

  • interrompono o si intromettono in modo inadeguato mentre altri bambini giocano o gli adulti parlano;

  • non aspettano il loro turno nei giochi o nelle attività in gruppo;

  • fanno cose pericolose senza pensare alle conseguenze (non di proposito o per fare qualcosa di eccitante);

  • perdono o dimenticano il necessario per attività a casa o a scuola

Tra tutti i criteri che troverete poi nel DSM per identificare questo disturbo, ce ne sono tre in particolare che mi interessa mettere in evidenza per rassicurare i genitori:

1. Questi sintomi devono essere presenti per almeno sei mesi per parlare di disturbo e quindi devono essere persistenti.

2. Questi sintomi devono in qualche modo interferire sul funzionamento e sullo sviluppo del bambino (non può giocare con quello che lui ha scelto perché non riesce a stare fermo).

3. Questi sintomi compaiono tra i 3 e i 4 anni.

 

 bambini iperattivi

 

E se invece non siamo in presenza di un disturbo, da cosa dipende questa eccessiva irrequietezza?

Probabilmente il bambino vive in un ambiente non adatto alle sue esigenze di crescita che lo portano ad assumere comportamenti che lo fanno assomigliare ad una pallina impazzita.

Un ambiente non è adatto se:

  • c’è poco contatto con la natura e molto contatto con le tecnologie. Un bambino che può giocare liberamente all’aria aperta è un bambino che impara a conoscersi e a controllare i propri comportamenti e le proprie emozioni, conquistando  un certo benessere psicofisico. Ciò accade perché il corpo nei primi anni di vita è il principale mezzo di conoscenza e di esperienza e il bambino impara a conoscere quello che proviene dai propri sensi, cha si sviluppano in modo completo a contatto con gli elementi naturali. Inoltre, il bambino immergendosi nella natura riesce ad entrare in contatto con le sue emozioni e a volte anche con la dimensione spirituale.

  • ci sono genitori con atteggiamenti iperprotettivi e quindi se intervengono troppo nella vita dei figli evitandogli di imparare dai propri errori e dalle esperienze. In questo modo  si interferisce sulla costruzione del senso di autonomia, di autostima e di consapevolezza. Tutto questo è valido anche nel caso di genitori trascuranti che fanno vivere il bambino  con una profonda percezione di insicurezza, portandolo ad assumere dei comportamenti che ci fanno pensare a iperattività proprio perché il bambino si muove nell’ambiente ricercando attenzioni e rassicurazioni. 

  • non c’è abbastanza tempo libero per il bambino, un tempo privo di impegni.  La continua richiesta a cui viene esposto il bambino nella società moderna lo porta infatti a trascurare quei momenti di svago puro. Sono quei momenti, quelli che noi adulti ricordiamo con nostalgia della nostra infanzia, che gli permettono di ascoltarsi, di entrare in contatto con se stesso e di conoscersi. Attenzione anche ad attività sportive o extra scolastiche. In buona fede crediamo che possano farlo svagare, in realtà anche lì lo esponiamo a impegno e richieste… 

 

bambini iperattivi

 

  • comporta una perdita di contatto con se stessi e con la realtà. Un fattore determinante in questo senso è la tecnologia perché ovviamente comporta un’iperstimolazione che lo mette nella condizione di aspettarsi delle risposte, degli input continui, anche dall’ambiente e quindi lo portano ad essere iperattivo nel ricercarli…

 

Il consiglio è sempre quello di metterci in ascolto dei nostri bambini, valutare gli ambienti in cui si colloca, osservare se possiamo rintracciare alcuni elementi sopra esposti in relazione al disturbo e nel caso rivolgersi a un professionista. Infatti, riscontrarli non significa che il nostro bambino abbia il disturbo. Occorre una valutazione più approfondita!

 

Flavia

 

@flavia_educhiamali

@flavia_educhiamali

Counselor

Dunque io sono Flavia, sono Counselor socioclinica e dottoressa in psicologia dello sviluppo.

Sono una formatrice e ho lavorato per molti anni come educatrice all’interno di asili nido e scuole dell’infanzia. 

Sono una mamma e tutto quello scritto sopra con  le mie figlie conta poco.

Amo lavorare con genitori e bambini, entrare nel loro mondo, metterli in connessione e vedere come la loro relazione cambi e li renda finalmente felici!

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