Partorire al tempo del covid può far paura. Negli ultimi due anni la pandemia ha stravolto il nostro modo di vivere e di pensare al futuro. Tutti abbiamo avuto la sensazione di non poter più pianificare niente, come se vivessimo in un tempo sospeso. Eppure la vita è sempre andata avanti con la sua incredibile forza, tanto che tanti bimbi sono venuti al mondo in questo periodo così “strano”. 

Tante gravidanze iniziate prima della pandemia e tante concepite proprio in pandemia.  

Le mamme che hanno messo al mondo i propri bimbi in questi due anni, però, possono testimoniare che sono cambiate davvero tantissime cose nel percorso maternità sia nella gestione della gravidanza, che del parto, che dei giorni successivi. Questo perché gli ospedali si sono trovati di fronte ad un’emergenza sanitaria mai vista e hanno dovuto applicare protocolli che proteggessero la salute collettiva. 

Già in gravidanza, per contingentare gli ingressi negli ambulatori, non viene fatto entrare l’accompagnatore negando alla coppia di poter condividere quei momenti. Spesso i papà hanno detto di essersi sentiti tagliati fuori dal percorso maternità e se per loro quello era l’unico modo di venire a contatto con dei professionisti, si sono anche sentiti privati della possibilità di fare domande e di avere uno spazio per le loro emozioni. 

Al parto la maggior parte degli ospedali italiani ha permesso l’entrata del papà o di una persona di fiducia, a volte dall’inizio del travaglio, a volte dal periodo espulsivo in poi. Di solito poi, la persona di fiducia doveva salutare mamma e bebè alla fine delle due ore del post partum. Per tante mamme, soprattutto alla prima esperienza, questo ha significato trovarsi di fronte a tanti cambiamenti: un corpo che inevitabilmente era provato dal parto e che si faceva fatica a riconoscere, ad una personcina nuova che richiedeva tante attenzioni e ad un allattamento da avviare. Tutte prime esperienze davvero toste da vivere da sole. Ed ecco che la solitudine e la voglia di essere aiutate è stata l’esperienza che mi è stata più raccontata. 

Al contrario invece altre mamme alla seconda o terza esperienza hanno sperimentato la tranquillità di poter stare 48 ore con il nuovo nato e riservare a lui attenzioni esclusive! Quasi nessuna mamma, invece, ha rimpianto le visite dei parenti in ospedale!

Nel mio essere ostetrica ho provato a pensare a cosa potesse essere utile alle mamme che hanno partorito o partoriranno in questo periodo così strano. Innanzitutto due cose: avere strumenti per gestire il travaglio e informazioni chiare e pratiche per l’avvio dell’allattamento. 

Cosa voglio dire? 

Se ci troviamo a gestire una parte del travaglio da sole in ospedale, in camera con altre persone e senza la figura di riferimento vicino rischiamo di rallentare un pochino il travaglio perché ci sentiamo sole e non sappiamo cosa sta per accadere. Ecco perché sapere a cosa serve il dolore del parto, come gestirlo e come proseguirà il travaglio è un piccolo grande aiuto che potete darvi per “stare” nella situazione senza subirla. Ecco che aver fatto un buon corso preparto e aver trovato le proprie risorse fa davvero la differenza! 

 

partorire al tempo del covid

 

Un altro aiuto può essere quello di vivere il travaglio il più a lungo possibile a casa con la propria ostetrica e andare in ospedale a travaglio ben avviato (tendenzialmente quando anche la figura di riferimento può entrare). 

Tante coppie, inoltre, hanno approfittato della pandemia per prendere sul serio il desiderio di partorire a casa e si sono informati per capire se quella era la strada per loro. Vivere la nascita a casa permette a genitori e neonato di non separarsi mai. 

Rispetto invece ai giorni successivi al parto, quelli in cui difficilmente la mamma può ricevere visite, essersi informate rispetto all’allattamento permette alla mamma di accorgersi se l’attacco al seno non è corretto, e a porre al personale tutte le domande di cui si ha bisogno per poter avviare l’allattamento nel miglior modo possibile. 

Ricordiamoci anche che è possibile dimettersi dall’ospedale anche già poche ore dopo il parto se si ha preso accordi con un’ostetrica o un’altra figura sanitaria che possa controllare tempestivamente a domicilio il benessere di mamma e bambino. 

Mi è capitato anche di fare consulenze online a mamme ricoverate in ospedale per l’avvio dell’allattamento, altro modo pratico che permette di sfruttare al meglio i primissimi giorni. 

Ora che i casi di positività stanno diminuendo speriamo che anche il percorso nascita venga rivisto per permettere alle coppie di vivere più pienamente e più serenamente questa esperienza della loro vita. Sicuramente tante coppie si sono rivolte alle ostetriche a domicilio in questi due anni per vari motivi e penso che questo abbia permesso a tante coppie di fare una bella esperienza di maternità nonostante tutto.

 

 

Lucia

@maternamente_ostlucia

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Ostetrica

Sono M. Lucia Beccacece e sono ostetrica dal 2013.

“L’ostetrica è quella che fa nascere i bambini” direte voi e lo pensavo anche io fino a che non sono stata a Firenze per un corso annuale post laurea e non ho frequentato un consultorio di Milano.

La mia visione dell’ostetrica si è stravolta e oggi sono libero professionista e lavoro con le famiglie dalla gravidanza fino al primo anno di vita del bambino. In particolare mi occupo di gravidanza, parto, allattamento, massaggio infantile, svezzamento, riabilitazione del pavimento pelvico, acquaticità neonatale.

Attraverso gli strumenti che le ostetriche si tramandano dall’alba dei tempi seguo le donne nei loro cambiamenti e le supporto a trovare le loro risorse.

Attraverso il mio lavoro ho imparato che la rete di professionisti è fondamentale e quindi collaboro con fisioterapisti, osteopati, psicologi, ginecologi, consulenti babywearing, pedagogisti…

Attraverso i social mi faccio conoscere e cerco di divulgare informazioni scientifiche utili per tutti!

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