Rubrica “La psicologa delle neomamme” – 

Vissuti della donna nel post-partum: tutte le emozioni contano

 

 

Quale parola ti viene in mente se pensi al termine post-partum?

Non di rado capita che il termine post-partum venga associato alla parola “depressione” e quindi ad un distubo dell’umore. Tuttavia, non tutte le alterazioni emotive della donna nel post-partum sono riconducibili ad un vero e proprio disturbo depressivo. Infatti, c’è una dimensione di mezzo che, pur con le sue zone d’ombra, non delinea necessariamente una depressione clinicamente significativa. Ed è proprio di quella “zona di mezzo” di cui parliamo in questo articolo, ovvero di quell’insieme di vissuti che, da neomamma, ti sei trovata a sperimentare -o che potrai sperimentare- subito dopo il parto.

Troppo spesso, infatti, quando si parla di post-partum, l’attenzione si focalizza solo su ciò che riguarda l’accudimento del neonato (allattamento, sonno etc.), e sugli aspetti che interessano la ripresa della donna da un punto di vista strettamente fisico. Certamente questi temi sono importanti e irrinunciabili, tuttavia si parla forse ancora poco di cosa accada alla donna e nella donna sul piano psichico ed emotivo.

In realtà, la dimensione psico-emotiva è forse quella maggiormente destabilizzata e destabilizzante in una neomamma che ha appena dato alla luce il suo bambino: infatti, una volta catapultata in questa nuova dimensione di vita, possono sopraggiungere in lei sentimenti di smarrimento, confusione e senso di spaesamento.

Il post-partum è una fase di profondo stravolgimento emotivo: ti senti come sulle montagne russe, per cui oscilli tra momenti di grande felicità e soddisfazione, e momenti in cui ti si senti spaventata, stanca, sfibrata. La reattività emotiva è un’altra condizione che può accompagnarti, ed è legata proprio al bagaglio emozionale che ti porti dentro già a partire dal periodo della gravidanza.

Puoi sperimentare un senso di insicurezza e di inadeguatezza rispetto al tuo nuovo ruolo di madre, quindi anche rispetto alla capacità di vederti e pensarti come colei che si prende cura e che è responsabile di una creatura che non è ancora in grado di sopravvivere in modo autonomo.

Potresti nutrire il timore che possa succedere qualcosa al tuo bambino ed essere preoccupata di non riuscire a rispondere “correttamente” alle sue richieste e ai suoi bisogni.

Del resto, tu e il tuo bambino, sebbene abbiate vissuto in simbiosi per ben nove mesi, dovete imparare a conoscervi e a sintonizzarvi a poco a poco, e questo può comprensibilmente generare in te incertezze e timori: il tuo bambino, infatti, è un universo sconosciuto, ancora difficile da decifrare, che si sottrae a qualunque forma di controllo.

Allo stesso tempo, ti troverai a sperimentare quella che il pediatra e psicoanalista britannico Winnicott definisce “preoccupazione materna primaria”, ovvero uno stato di sensibilità e reattività elevata rispetto ai segnali emessi dal tuo bambino, che ti predispone ad entrare sempre più in connessione e in sintonia con lui.

Non esiste un manuale di istruzioni per i neogenitori, per cui sei chiamata a procedere per tentativi ed errori e ad utilizzare la dimensione intuitiva per “indovinare” di che cosa il tuo bambino abbia bisogno, momento per momento.

C’è bisogno di tempo per adattarti a questa nuova realtà e, per questo, concediti di sperimentare tutta la gamma di emozioni che affioreranno dentro di te di volta in volta.

Nei primissimi giorni successivi al parto potresti trovarti a vivere il cosiddetto “maternity blues” o “baby blues”, definito anche “sindrome del terzo giorno” (proprio perché solitamente compare a partire dal terzo giorno dopo il parto). Si tratta di una condizione transitoria che tende ad attenuarsi e poi scomparire spontaneamente indicativamente entro i primi quindici giorni dopo il parto.

Il maternity blues è caratterizzato da un senso di disagio, in cui senti prevalere un tono dell’umore tendenzialmente basso e fluttuante. Possono manifestarsi episodi di pianto ricorrenti, un senso di tristezza e di stanchezza, difficoltà di concentrazione, irritabilità, ansia.

Potresti avere scarso appetito, difficoltà a prendere sonno, con conseguente stato confusionale.

Per quanto questi stati d’animo possano preoccuparti e intimorirti ulteriormente, è importante che tu tenga conto che queste manifestazioni sono transitorie e reversibili, in quanto in gran parte determinate dal calo di quegli ormoni che durante la fase del travaglio e del parto hanno raggiunto livelli considerevoli e che ora stanno ritornando ai livelli di “normalità”.

Allo stesso tempo, è bene che tu monitori il tuo stato d’animo giorno dopo giorno, per verificare che ci sia effettivamente una riduzione progressiva di questi vissuti.

Può essere molto importante condividere con le persone per te significative (il partner, tua madre, etc..) queste informazioni prima e dopo il parto, in modo che anche loro possano essere consapevoli e preparati ad osservare insieme a te i segnali menzionati sopra e possano esserti vicini e di supporto in questa fase così delicata della tua vita.

Se noterai che questi vissuti permangono, compromettendo il tuo vivere quotidiano, sarà decisamente necessario chiedere aiuto ad un professionista esperto per una valutazione (psicologo, psicoterapeuta).

Secondo recenti ricerche le donne che vivono il maternity blues hanno un rischio più elevato di quelle che non lo hanno sperimentato di sviluppare successivamente un quadro di depressione post-partum. Per questo, un intervento precoce di supporto psicologico, durante la gravidanza e nei giorni successivi al parto, è più che mai prezioso e da incoraggiare.

Nel complesso, è evidente che le tue capacità di adattamento alla nuova condizione sono messe a dura prova nel post-partum, per cui ti troverai verosimilmente a fare i conti con le turbolenze emotive, con il senso di controllo che vacilla, il senso di responsabilità che aumenta e il crollo delle aspettative rispetto a come avevi immaginato la maternità.

Puoi osservare il tuo processo di adattamento alla maternità lungo un continuum, in cui il livello di stress e di disagio, quale risposta alla fase di transizione che stai attraversando, varia in intensità e manifestazioni a seconda di tanti fattori fra loro interagenti (presenza o meno di una rete di supporto, tue caratteristiche personali, esperienze pregresse).

Non dimenticare che lo stress emotivo che sperimenti ha anche una funzione evolutiva: infatti è proprio da questa confusione, da questo spaesamento e da questa iniziale instabilità che può costruirsi e definirsi progressivamente un nuovo equilibrio.

Tuttavia, se ti rendi conto di permanere in uno stato di disagio marcato, che senti stia compromettendo in modo significativo il tuo benessere interiore, non avere timore a chiedere ulteriore aiuto e supporto: meriti di vivere la maternità senza perdere te stessa, ma piuttosto ri-trovando e ri-scroprendo te stessa.

 

 

Dott.ssa Irene Bernardini

@la_psicologa_delle_neomamme

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Rubrica psicologia perinatale

Ciao, mi chiamo Irene, sono una psicologa clinica, esperta in psicologia perinatale.

Mi piace definirmi “la psicologa delle neomamme” perché credo profondamente che la sfida della maternità sia una delle più difficili e stravolgenti che una donna si trovi a vivere. Proprio per questo sento che meriti un’attenzione e una dedizione particolari.

Nel mio lavoro, infatti, aiuto le neomamme ad entrare nel nuovo ruolo, affrontando paure, insicurezze, vergogna e sensi di colpa.

Le aiuto a lasciar andare l’ideale di mamma “perfetta” e ad abbracciare il loro modo, unico ed irripetibile, di essere madre.

Le incoraggio a prendersi cura di se stesse, a riconnettersi con i propri bisogni e desideri, riscoprendo le proprie risorse e potenzialità.

La rubrica “una psicologa per le neomamme” vuole essere uno spazio di condivisione di contenuti informativi e di ispirazione per tutte le donne che stanno per diventare madri o che madri lo sono diventate da poco.

Non troverai consigli e indicazioni su ciò che è meglio fare o non fare per essere una “brava” mamma, ma ci saranno spunti di riflessione per dare spazio e voce ad una nuova visione della maternità quanto più reale e autentica possibile, libera da stereotipi, pregiudizi e idealizzazioni.

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