Il metodo danese presentato in questo libro ci aiuta ad aprire le nostre menti e accogliere diversità culturali che possano avvicinarci ai nostri bambini!
“Il metodo danese per crescere bambini felici ed essere genitori sereni” di J. Alexander e I. Sandahl
Credete nella manualistica da genitori?
Io personalmente no.
O meglio era così prima di scoprire questo libro scritto a quattro mani da J. Alexander e I. Sandahl, rispettivamente psicologa americana sposata con un uomo danese, e psicoterapeuta di origini danesi.
Il libro è tra i più illuminanti che ho letto perché va oltre l’essere un manuale che suggerisce un metodo educativo e regala stimoli più ampi ai nuovi genitori incoraggiandoli ad essere individui migliori, mogli/mariti migliori e solo in ultimo, conseguentemente a questa crescita personale, ci aiuta ad essere genitori migliori per i nostri figli.
Ma perché proprio la Danimarca come paese guida verso la nostra felicità e quella dei nostri figli?
Perchè per oltre quarant’anni è stata in vetta alla classifica dei paesi più felici al mondo secondo il World Happiness Report stilato ogni anno dalle Nazioni Unite.
Il metodo suggerito dalle due esperte si chiama PARENT, genitore in inglese, ed è l’acronimo di: P play (gioco),Aauthenticity (autenticità), R refraiming (ristrutturazione, rielaborazione), E empathy (empatia), N no ultimatum (nessun ultimatum), T toghetherness (intimità, famiglia).
Ciascun concetto è ben spiegato all’interno del libro ed è corredato da esempi pratici, di facile comprensione e soprattutto di semplice attuazione.
I punti che mi hanno incuriosita sono diversi, ve ne suggerisco alcuni.
Partiamo con la P di play quindi GIOCO.
Mi ha colpita molto l’idea che i genitori danesi hanno del gioco dei loro figli per diverse ragioni. Vi spiego meglio.
Al gioco loro danno grandissima importanza. Non si usa, come in Italia, riempire le giornate di bambini con svariate attività extrascolastiche e/o sport di ogni tipo. I bambini sono bambini, devono giocare. A questa attività è dedicata gran parte della loro giornata, anche a scuola.
Il gioco deve essere libero. Cosa si intende?
Che nessun adulto deve interferire in merito. I bambini non hanno bisogno di essere guidati da noi, è il loro momento, il loro spazio. Lasciamoli fare da soli a meno che non siano loro stessi a chiederci di partecipare e in quel caso accettiamo pure e volentieri ma consapevoli che sono loro a guidare il gioco, quindi, lasciamoci andare!
E cosa si fa quando si gioca?
Si spegne tutto. Si gioca e basta, senza distrazioni tecnologiche, in modo che i nostri figli possano liberare la loro fantasia ed immaginazione e rielaborare anche quanto è successo durante la mattinata all’asilo o a scuola.
In tal senso il momento del gioco è propedeutico al bambino per aiutarlo a metabolizzare gli eventi che ha vissuto.
Preferiamo i giochi all’aperto, in compagnia di altri bambini anche di altre età, facciamoli confrontare con altre situazioni ed evitiamo di intervenire subito se li vediamo “litigare”. Supervisionare va bene, accertiamoci che siano sempre in sicurezza, ma stando un passo indietro, non ostacoliamoli nell’esplorazione del mondo.
L’altro grande concetto è quello relativo alla lettera R ossia alla RISTRUTTURAZIONE.
Di primo acchito sembra un suggerimento complicato, ma traducetelo così: guardare le cose da un altro punto di vista.
All’inizio vi ho detto di quanto questo testo mi abbia aperto gli occhi per il suo essere quasi un libro di crescita personale e questo punto lo evidenza più di tutti.
I danesi sottolineano che esiste sempre un’altra prospettiva, infatti, si considerano degli ottimisti realistici.
Vi chiederete: cioè?
Un ottimista realistico rimuove mentalmente le informazioni negative che non sono necessarie, e sceglie di concentrarsi solo sugli aspetti meno negativi perchè è così che si riduce l’ansia e aumenta lo stato di benessere.
Le cose non possono sempre andare come noi vogliamo e quando questo succede non serve a nulla cadere nel pessimismo, è più costruttivo prenderla sul ridere o attingere a ricordi felici e richiamare quell’emozione positiva già vissuta concentrandosi su come fare meglio la prossima volta.
Chiaramente ci sono persone più o meno portate a questo tipo di atteggiamento. Cambiare il nostro modo di pensare e di agire non è facile e immediato ma con l’allenamento e la pratica quotidiana si può fare.
Vorrei lasciarvi un breve sunto di ciascuna lettera del metodo PARENT, perchè tutti i temi affrontati dalle due esperte sono degni di nota ma non voglio dilungarmi troppo perchè la mia intenzione è quella di lasciarvi il gusto di leggerlo questo libro.
E se così farete vi invito a farmi sapere se ha colpito anche voi così come ha colpito me.
Un abbraccio da mamma a mamma a tutte voi!
Con affetto,
Federica