Il cervello del bambino spiegato ai genitori. Un ottimo strumento per aiutare i genitori a comprendere i propri bambini…

 

“Il cervello del bambino spiegato ai genitori. Per far crescere i nostri figli nel modo migliore” di Alvaro Bilbao

 

Ogni volta che mi approccio a un libro lo faccio perché ho bisogno di trovare delle risposte, capita anche a voi?

Con questo testo di Alvaro Bilbao è successo proprio così. 

Da poco mi si intravedeva il pancino che ospita il mio secondo figlio e Alessandro, il mio primogenito, iniziava ad avere dei comportamenti che non sapevo come spiegarmi e che, ovviamente, tutti intorno a me motivavano nella maniera più disparata: inizia a essere geloso; è normale perché avverte che qualcosa sta cambiando; è una fase, appartiene alla crescita; ecc.

Io caparbia ho cercato di andare oltre il pensiero degli altri e di informarmi un pochino di più… Così ho scovato il testo di Bilbao.

 

 

Perché ho scelto di parlarvi proprio di questo libro e non di altri?

Perché per me è stato molto utile e spero lo sarà anche per voi, e poi perchè on line si trovano pochissime recensioni, dovute forse al fatto che si tratta di una pubblicazione recente ed è un peccato che ancora sia così poco conosciuto.

Di primo acchitto potrebbe sembrare un testo di difficile comprensione, troppo tecnico, o troppo complesso da leggere per il “genitore comune”, come me o come te che stai leggendo, in realtà non è così.

Non fatevi ingannare dal titolo perché se è vero che Bilbao è neuropsicologo psicoterapeuta, è vero anche che è padre di tre figli e comunica molto bene le sue teorie partendo sì da spiegazioni scientifiche che però poi traduce abilmente in concetti di immediata comprensione anche grazie all’ausilio di numerosi disegni e tabelle.

Entriamo nel vivo di quelle che sono le tematiche che più mi hanno colpito e partiamo dall’inizio, dal cervello appunto.

 

Che cos’è il cervello?

 

Utilizzando una metafora si potrebbe dire che il nostro cervello è composto da tre cervelli:

1 Il rettiliano, il più primitivo è quello adibito alla nostra sopravvivenza;

2 L’emotivo, ci aiuta a distinguere emozioni gradevoli e sgradevoli;

3 Il razionale, è quello che distingue gli esseri umani dagli altri animali, ci permette di comunicare, di ragionare, di empatizzare.

 

Come funziona il cervello del bambino?

Nel primo anno di vita è il cervello rettiliano ad avere la meglio, il bambino reagisce solo agli stimoli primari della fame, del sonno, del dolore ed esprime tutto attraverso il pianto.

Cosa possiamo fare noi genitori?

Soddisfare le sue necessità e calmarlo.

Da 1 a 3 anni inizia a fare capolino il cervello emotivo, nostro figlio sperimenta le sue prime emozioni e si sente entusiasta oppure spaventato, felice o arrabbiato, capisce che vuole ottenere qualcosa ma non sa come fare. 

Cosa possiamo fare noi genitori? 

Dargli sicurezza e affetto in primis e poi aiutarlo ad ottenere ciò che vuole e ad accettare che non sempre può ottenere qualcosa.

Dai 3 anni in poi inizia ad emergere il cervello razionale, il bambino ricorda fatti rilevanti, è consapevole che se vuole ottenere qualcosa deve fare un progetto, deve concentrarsi.

Quale strategia suggerisce Bilbao a noi genitori?

Aiutarlo a pensare, a concentrarsi o a ricordare.

Quello che ho capito io è che il genitore si deve sempre porre in ascolto, noi dobbiamo essere sempre “in supporto”.

Gli argomenti interessanti sono moltissimi a partire dal come motivare la condotta del bambino partendo dal nostro buon esempio, passando per le ricompense per incentivare i comportamenti positivi, che sono strumenti assai utili se sai come e quando usarli; l’importanza di porre dei limiti.

La parte che ho trovato più stimolante è quella dedicata allo sviluppo dell’intelligenza emotiva del bambino. 

Perché?

Meglio di come lo spiega Bilbao non saprei fare quindi vi trascrivo una frase tratta dal libro:

Il cervello emotivo del bambino è davvero l’indiscutibile protagonista della vita del bambino, che agisce sull’onda dell’entusiasmo, della rabbia, del desiderio, della paura, quindi riconoscere le sue emozioni, imparare a dialogare con lui e capire come favorirne lo sviluppo emotivo costituisce un grande vantaggio per i genitori.

Afferma inoltre che numerose ricerche hanno evidenziato che le persone con maggiore intelligenza emotiva sono più felici, hanno maggiore successo negli affari e sono leader migliori.

Non male come prospettiva se pensiamo al futuro dei nostri figli, no?

 

 Il cervello del bambino spiegato ai genitori. Per far crescere i nostri figli nel modo migliore.1

 

Come fare, quindi, a favorire lo sviluppo del cervello emotivo?

Attraverso varie “strategie” come: 

  • Il legame, basato sulla fiducia e sulla sicurezza, che si stabilisce tra genitori e figli che è la chiave dell’autostima; 

  • L’incoraggiamento tradotto in lodi autentiche e sincere, in abbracci e baci (contatto fisico in generale, va benissimo anche il gioco); 

  • La comunicazione impostata su conversazioni reciproche e non sul classico interrogatorio davanti al quale di solito i figli si chiudono a riccio che consiste nel: com’è andata oggi a scuola, cos’hai mangiato, ecc. Parola d’ordine è condividere quindi raccontare ciò che è successo a entrambi, genitori e figli, in quel dato giorno, come ci siamo sentiti, che tipo di emozioni abbiamo provato, se è stato una brutta o bella giornata. 

Una parte molto bella di questo capitolo è quella che tratta della fiducia.

Sento troppo spesso genitori screditare i propri figli anche e soprattutto davanti a loro, con frasi come: “Tu non sei capace”, “Tu sei troppo timido”, “Tu sei maleducato”… e sono cose che secondo me un papà o una mamma non dovrebbero mai dire.

Bilbao, infatti, sostiene che: 

La fiducia del bambino è uguale alla fiducia dei genitori nel bambino elevata al quadrato.

Anche Maria Montessori, citata dallo stesso Bilbao, la pensava così: 

Non dobbiamo mai aiutare un bambino che si ritiene capace di fare qualcosa da solo. 

L’eccesso di protezione e di zelo sono i due elementi che pregiudicano maggiormente la fiducia e quindi l’autostima nel bambino. 

Poi ci lamentiamo che abbiamo figli fifoni, timidi, e non indipendenti!!! 

 

Come si può stimolare il bambino ad avere fiducia nelle sue capacità?

Dandogli delle responsabilità che siano consone alla sua età, oppure valorizzando le sue decisioni senza interferire. Ritorna, quindi, il concetto che il genitore si deve semplicemente porre in ascolto, essere in supporto. Punto. 

Ciò può risultare difficile ma è solo così che nostro figlio imparerà a sentirsi sicuro nel prendere delle decisioni, anche se queste risulteranno essere sbagliate.

D’altro canto non è sbagliando che s’impara?!

L’ultimo capitolo è dedicato al potenziamento del cervello razionale perchè se è vero che il protagonista indiscusso nel cervello del nostro bambino è quello emotivo è altrettanto vero che un buon equilibrio è sempre la formula migliore. Si tratta di due “mondi cerebrali” che possono e devono lavorare insieme.

Anche in questo caso lo studioso propone degli strumenti per aiutarci a sviluppare il cervello razionale dei nostri figli.

Cita tra i più importanti l’attenzione che oggi giorno sembra essere assai rara nei bambini e nei ragazzini. Quante volte avete sentito parlare di deficit dell’attenzione? Di iperattività?

Mi ha molto incuriosito la posizione di Bilbao nei confronti dell’abuso che i nostri figli fanno di strumenti tecnologici, che si tratti di smartphone, tablet, computer, vari ed eventuali. C’è chi sostiene che aumentino la loro reattività, che esistano applicazioni per stimolarne l’intelligenza o la memoria… 

L’atteggiamento del neuropsichiatra in merito è assolutamente in disaccordo e cita personaggi importanti come Steve Jobs e Bill Gates che in alcune interviste hanno dichiarato di aver imposto ai propri figli dei limiti all’utilizzo di questi dispositivi tecnologici. 

E se l’hanno fatto loro che li hanno inventati perchè noi continuiamo indiscriminatamente a dare in mano ai nostri figli tablet e cellulari per farli stare buoni?

Vedo bambini nel passeggino con il telefonino in mano. Perché? Se li portate a fare una passeggiata al parco sarà pur meglio che si guardino attorno piuttosto che stare imbambolati davanti a un display?!

Oltre all’attenzione parla di autocontrollo, di creatività, di memoria e di linguaggio.

Soprattutto quest’ultimo gioca una buona parte nel potenziamento del cervello razionale ecco perché, sin da piccoli, dobbiamo comunicare con i nostri figli, il dialogo in casa tra genitori è alla base di tutto, sta a noi aiutarlo ad arricchire il suo “mondo di parole” anche grazie alla lettura, e questa è per me una parte importantissima, ci tengo molto. 

Einstein diceva: 

Se volete che vostro figlio sia intelligente, leggetegli delle favole; se volete che sia molto intelligente, leggetegliene di più.

 

Lo sapevate che tra i 3 e i 5 anni un bambino può imparare fino a 50 parole nuove al giorno?!

Il linguaggio è secondo Bilbao lo strumento più importante che i nostri figli avranno a disposizione nel corso della vita per imparare, per relazionarsi, per ottenere ciò che desiderano.

Come avrete capito questo libro mi è piaciuto molto, è in linea con il mio modo di essere e di fare la mamma. 

Ve lo consiglio come libro da leggere, sottolineare e tenere sul comodino a portata di mano, perché magari lì per lì vi sembra di aver immagazzinato tutto ma è solo nell’applicazione quotidiana dei consigli che questo tipo di libri suggeriscono che si impara ad essere genitori migliori.

Migliori, non perfetti!

Non esageriamo!!!

Vi voglio bene!!!

 

 

Con affetto, 

Federica

@lacritichina

@lacritichina

Critico d'arte

Sono Federica e sono una mamma quasi bis. Sono una grandissima appassionata di libri e da quando sono diventata mamma di Alessandro ho allargato le mie preferenze letterarie al mondo dei libri per bambini e per genitori. Non ho qualifiche in campo pedagogico, sono un critico d’arte quindi non ho la pretesa di insegnare niente a nessuno, semplicemente condivido con altre mamme e papà l’esperienza mia e del mio compagno e lo faccio attraverso i miei canali social.

Sono convinta che l’unione faccia la forza e mi rispecchio molto nel famoso detto popolare che afferma: “Mal comune mezzo gaudio!” perché è veramente così!

Sarà capitato anche a voi, appena diventate mamme, di trovarvi in balia di consigli, anche e soprattutto NON richiesti, da parte dei vostri genitori, della suocera, della cognata, dell’amica super brava col figlio super buono, della vicina di casa, della farmacista, della pescivendola…e chi più ne ha più ne metta!

Quando diventi mamma sono tutti lì pronti a darti opinioni e suggerimenti. 

Che rabbia! Sono tutti più bravi di te!

Sapete qual è la verità? Che la realtà è ben diversa, che siamo in tantissime ad avere le stesse preoccupazioni, gli stessi problemi e a porci i medesimi interrogativi.

Io grazie ai social ho realizzato che esistono tantissime mamme come me, come te che stai leggendo, e altrettante mamme che con competenze diverse dalle mie e dalle tue, ti allungano una mano, ti regalano consigli preziosi, ti fanno vedere le cose da un’altra prospettiva.

Sapere che attraverso determinate situazioni ci passiamo tutte ci fa sentire meno sole e meno imperfette di quanto crediamo.

Non si nasce genitori ma lo si diventa strada facendo.

Grazie a questa bellissima opportunità che mi ha regalato Flavia voglio lasciarvi una breve infarinata di due libri che ho letto di recente e che mi hanno aiutata molto a riconsiderare l’importanza che abbiamo come genitori nell’educazione dei nostri figli.

Spero vi piacciano tanto quanto sono piaciuti a me!

Se volete restare sempre aggiornati sulle mie letture e perché no farvi qualche risata in compagnia mia e della mia pazza famigliola, potete seguirmi su Instagram. 

Ig