I bambini ricordano la nascita. I segreti della mente del tuo straordinario neonato è un libro che fa pensare, tanto, ed oltre ad essere interessante dal punto di vista scientifico, mi ha di fatto costretta a fare i conti con l’importanza delle emozioni e delle sensazioni…

 

I bambini ricordano la nascita

Una delle letture più interessanti e più sconvolgenti per me che risale all’epoca mitologicamente aurea di quando i miei figli erano piccoli è “I bambini ricordano la nascita” di David Chamberlain (Bonomi Editore – 270 pag. – 14,90 euro). È un libro che fa pensare, tanto, ed oltre ad essere interessante dal punto di vista scientifico, mi ha di fatto costretta a fare i conti con l’importanza delle emozioni e delle sensazioni, soprattutto di quelle provate durante la gravidanza. Tutto ciò, allora, ha generato la preoccupazione che queste ultime possano influenzare la vita futura dei nostri figli. 

L’autore, che è uno stimatissimo studioso di psicologia prenatale, condisce la sua tesi, tra l’altro ben riassunta nel titolo del libro, con una quantità tale di esempi e narrazioni reali, che in barba e a dispetto degli scettici più diffidenti, sostiene le potenzialità insospettabili dei bimbi appena venuti al mondo. Gli esempi sono gustosi e coprono una varietà di situazioni, estrazioni sociali, provenienza geografica.

Tra gli esempi e le teorie più eclatanti e, a mio avviso, più difficili da assumere per vere, ma che è strenuamente sostenuta dal dottor Chamberlain, è la convinzione della capacità dei neonati di individuare il viso della mamma se viene mostrato loro un gruppo di fotografie, ma anche l’abilità di distinguere il sesso degli altri neonati a patto che si muovano, cosa che ovviamente noi adulti non sappiamo fare.

  i bambini ricordano la nascita

E poi, i bambini ricordano il momento in cui sono venuti al mondo. La tesi che c’è a monte è facile da condividere: i neonati interagiscono da subito con il mondo, soffrono, sentono dolore, piangono, si proteggono il viso con le mani se c’è troppa luce o troppo rumore, sono in perfetta sincronia con la mamma non appena la sentono vicina pelle a pelle: respirano seguendo il ritmo della respirazione materna.

Proprio per questo è importante che il bambino non venga trasferito alla nursery, in ospedale, ma possa già fin dalle prime ore dormire vicino alla mamma come se fosse a casa. Il parto fortunatamente, o purtroppo, dipende dai punti di vista, è stato quasi definitivamente ospedalizzato; tuttavia è scientificamente provato che il contatto con la mamma faccia aumentare più rapidamente il peso, stimoli maggiormente il coordinamento motorio e muscolare. Nel libro, vengono riportati gli studi del neozelandese William Liley,  esperto di scienza fetale, il quale sostiene che il carattere e la personalità del bambino siano già ben definiti all’interno dell’utero materno e che il bimbo reagisca differentemente anche di fronte a un prelievo di liquido amniotico, a punture o operazioni chirurgiche, in conseguenza di rumori, voci, melodie. Addirittura reagisce al cibo ingerito dalla mamma mostrando persino preferenze.

Ad ogni modo, per quello che concerne il  ricordo della nascita, che è la tesi centrale del libro in questione, secondo le argomentazioni di questo dottore, i neonati sono in grado di ricordare la loro nascita sotto forma di sogni, pensieri, paure, abitudini. Questa tipologia di ricordi, tuttavia, può emergere con la crescita solo in seguito a percorsi di ipnosi o psicanalisi che, come noto, ci permettono di regredire fino alla fase prenatale. 

I bambini sembrano ricordare la loro nascita fino ai 2-3 anni di vita. Prima di quell’età non è possibile verificare i ricordi che effettivamente serbano, perché non dispongono di un linguaggio sufficientemente strutturato per potercelo raccontare. È solo all’incirca intorno ai 2 anni che i bambini potrebbero essere in grado di riferire quello che ricordano. Ci sono esempi che mi hanno particolarmente colpito, come quello di una bambina che ricorda una corda e un cagnolino nel suo periodo prenatale. Effettivamente la mamma, che era stata molto immobile a letto, aveva goduto della compagnia di un cagnolino che le era stato regalato in quell’occasione e che di tanto in tanto abbaiava, interagendo allegramente appunto con la “pancia”. La corda potrebbe essere tranquillamente interpretata come il cordone ombelicale, quello che è certo che alcune interpretazioni non sono difficili da elaborare, altre hanno bisogno della mediazione di un genitore che possa confermare o meno la validità del ricordo.

i bambini ricordano la nascita

Il ricordo della nascita

È vero che dei primi anni di vita ricordiamo poco, e se lo ricordiamo è più per l’influenza delle foto che abbiamo visto, o dei racconti che abbiamo ascoltato, piuttosto che per altro. Ma non esiste solo questo tipo di memoria: la memoria procedurale, per esempio, della quale non siamo pienamente coscienti, funziona fin dalla nascita e si rinforza con la ripetizione. Questa memoria “nascosta”, della quale siamo poco consapevoli, ci influenza nella quotidianità: informa il nostro modo di essere, di comportarci. Di questo va tenuto conto anche per il momento del parto: non è certamente un episodio che i bambini possono ricordare in maniera cosciente, ma rimane dentro di noi.

Per quello che concerne la percezione, «già in utero il bambino reagisce alla luce, al tatto, al dolore. Sente i suoni del mondo esterno». Ma, oltre a questo, i bambini ricordano: quello che la mamma fa in maniera ripetitiva dopo la 20esima settimana di gravidanza (ascoltare una canzone, ripetere qualcosa a voce alta, ma anche mangiare determinati elementi…) farà parte del bagaglio del neonato.

Una domanda a cui ho trovato una risposta nel libro è: come facciamo a saperlo? Cioè, coma si fa a valutare qualcosa di così preciso nei neonati, in assenza di linguaggio verbale (so bene di essere scientificamente limitata, in questo senso)? Già dagli anni Settanta si usa la tecnica chiamata High Amplitude Sucking Procedure, un nome pomposo per dire che si misura quanto e come ciuccia il bimbo. Per farla breve, se il neonato ciuccia velocemente e con grinta, vuol dire che è particolarmente interessato dallo stimolo che gli presentiamo.

Quello che la mamma vive durante la gravidanza, sia dal punto di vista fisico, sia da quello psicologico, passa anche al bambino. Per esempio, la possibilità che la mamma abbia vissuto un’esperienza traumatica o stressante che le ha generato tensione e la ha fatto abbassare il cortisolo, è stata riscontrata nei bambini, che presentavano anch’essi un livello di cortisolo molto basso.

Quindi, in più di un senso, il bambino impara dall’esperienza della mamma. Se guardiamo a questi eventi da un punto di vista evoluzionistico, la cosa non dovrebbe sorprenderci: se un bambino nasce in un ambiente in cui i pericoli sono molti, sarà un enorme vantaggio essere particolarmente reattivi a ogni indizio di pericolo. Chissà, potremmo interpretarla così: durante la gravidanza il bambino si prepara a sopravvivere e ad adattarsi in senso evolutivo al mondo che lo ospiterà.

i bambini ricordano la nascita

Vista in quest’ottica, allora, se il parto diventa un “ballo a due” (o spesso “a tre”, perché anche il papà gioca un ruolo fondamentale) sarà un’esperienza positiva per la mamma ma anche per il bambino. 

La mia esperienza di mamma, adesso. Ho voluto io stessa testare questa tesi, cui credo tuttora, ma nessuno dei miei due figli, nati entrambi con parto cesareo (forse l’anestesia ha avuto degli effetti anestetizzanti su questo ricordo?), che a 2 anni parlavano in modo chiaro e utilizzando un lessico piuttosto ampio rispetto all’età, è riuscito a ricordare nulla. Alla mia domanda diretta: “Ricordi quando sei uscito/a dalla pancia di mamma?”, la risposta è stata “No”. Tant’è. 

Provate e fatemi sapere.

 

Federica 

@maestropuntozero

@maestropuntozero

Insegnante di scuola primaria

Sono Federica, un’insegnante di scuola primaria in Italia dal 1995, nonché mamma di due bambini che cerco di educare secondo i miei principi, ma ho anche esperienze di insegnamento a Londra. Sono orgogliosa di aver pubblicato il saggio Homo Viator, e ultimamente di aver partecipato a dirette radiofoniche e televisive su topic educativi.

@maestropuntozero è un progetto nato con l’idea di innovare i capisaldi della professionalità docente inerenti l’ambiente, la comunicazione e la didattica multidisciplinare attraverso dei contenuti multimediali che aiutino sia i nuovi insegnanti ad inserirsi con efficacia e sicurezza nell’ambiente scolastico sia i docenti più navigati ad innovare i propri metodi nell’ambito di una scuola sempre più digitale.

Il progetto è nato nel 2009 come una serie di schede di aiuto per le insegnanti, si è evoluto con dei quadernoni didattici che venivano usati «in amicizia» tra colleghi e si è concretizzato ad inizio gennaio 2019 con l’apertura di un profilo Instagram con fruizione anche del nuovissimo streaming IGTV e sul quale vengono condivisi dei contenuti per la maggior parte video, nei quali vesto i panni di una «teaching coach», ovvero condivido esperienze, idee, opinioni miscelando autoironia, racconto di aneddoti e professionalità, interagisco attivamente con i miei followers e dispenso consigli e suggerimenti motivazionali che possano portare a credere sempre di più nelle missioni ultime dell’insegnamento: lo sviluppo educativo e personale dell’alunno e la propria crescita individuale dell’insegnante a contatto con i propri studenti.

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