Comprendere i bambini” è un manuale per genitori che può aiutarci a conoscere e capire meglio i nostri figli

 

“Comprendere i bambini” di Silvana Quattrocchi Montanaro

 

Lo scopo principale dell’educazione consiste nell’aiutare l’essere umano a conoscere chi è e che cosa può fare per continuare sempre a crescere e a realizzarsi, rendendo migliore la sua vita e quella del luogo dove vive”.

 

Da quando sono diventata mamma ho capito sin da subito che avrei avuto una grandissima responsabilità nei confronti dei miei bambini e ho sempre cercato di essere all’altezza della situazione, a volte sbagliando e “cadendo” ma pur sempre provandoci.

Poi succede che inizio la lettura di questo libro e incontro questa frase che mi colpisce subito e penso che quel senso di responsabilità che ho sentito mio appena ho guardato negli occhi i miei figli era vero, eccome se lo era.

Silvana Quattrocchi Montanaro, autrice del libro, è una figura di rilievo nel campo pedagogico ed ha un curriculum di tutto rispetto. Vi dico solo che tra le altre cose ha insegnato per un trentennio neuropsichiatria infantile, igiene e nutrizione; ha diretto seminari in Europa, USA, Messico e Giappone per sensibilizzare genitori ed educatori sull’importanza dei primi anni di vita nella costruzione della personalità umana.

La sua visione deve molto a Maria Montessori, che cita spesso e a più riprese nel corso del libro.

 

Qual è lo scopo che questo libro si prefigge?

Quello di aiutare genitori ed educatori a migliorare la nostra conoscenza della vita prenatale e dei primi tre anni di vita del bambino perché è proprio in questo periodo che si pongono le fondamenta della personalità.

Nel primo capitolo si affronta la vita prenatale e si sottolinea l’importanza di tale momento che troppo spesso viene considerato marginale o addirittura nullo. Io, ad esempio, nella mia ignoranza, non lo ritenevo così influente e invece mi sono dovuta ricredere perché a quanto pare le esperienze fatte nell’utero possono condizionare la salute fisica e psichica dell’essere umano.

 

comprendere i bambini

 

Se è vero che la velocità con cui si sviluppa fisicamente il feto è strabiliante ed è la prima che per forza di cose balza ai nostri occhi, è vero anche che lo sviluppo fisico è accompagnato da una altrettanto strabiliante attività dello sviluppo psichico, e il fenomeno più straordinario è la capacità di memoria, presente sin dal concepimento, che continua per tutta la vita e si matura col perfezionare delle strutture nervose.

A tal proposito ho trovato molto interessante la parte relativa allo sviluppo del sistema nervoso e soprattutto dove l’autrice afferma che nell’essere umano sono i lobi frontali ad essere più sviluppati e sono quelli che consentono i comportamenti più elevati, che ci permettono di prendere le decisioni più importanti sia a livello personale sia a livello sociale. 

E pensate un po’: “Questa parte comincia a funzionare durante il primo anno di vita, ma ha un altro momento importante di crescita tra i 15 e i 21 anni, con un picco intorno ai 18”.

Sappiate inoltre, care mamme in dolce attesa, che durante la gravidanza il cervello è la parte che si sviluppa di più rispetto a tutto il resto del corpo. Infatti, la testa è sempre la parte più grande dell’embrione e del feto. Ne sono testimonianza le ecografie che mostrano un “mostriciattolo” tutta testa!

La sua crescita è incredibile, pensate che durante la vita fetale il cervello aumenta di 20.000 neuroni al minuto! Un “lavoro” mica male!

Tutta questa parte dedicata alla vita prenatale mi ha entusiasmata parecchio e mi ha aiutata a capire meglio alcune situazioni che ho incontrato da quando ho incominciato il mio percorso da mamma.

Io ho vissuto due gravidanze molto diverse tra loro e io stessa ero diversa e ho provato emozioni differenti per via di esperienze di vita che mi hanno toccato nel profondo.

Con il mio primo figlio ho vissuto la mia attesa in concomitanza con la malattia di mio padre che purtroppo è venuto a mancare qualche mese dopo la nascita del suo nipotino. Alessandro, infatti, nei suoi primi mesi di vita ha pianto tantissimo, era un bambino inquieto e irruento. Ho sempre considerato questo suo comportamento come il risultato di un carattere forte e determinato sin dalla nascita e non ho mai pensato che potesse essere invece lo specchio delle emozioni che vivevo io in prima persona e che riflettevo su di lui sin da quando era poco più che un puntino nella mia pancia.

Il fatto che la mamma e il feto vivano in questa simbiosi è ben evidenziato in una frase della Quattrocchi Montanaro: “La gravidanza è una situazione nella quale un essere vivente, il feto, è contenuto in un altro essere vivente, la madre, e tutti e due sono contenuti nell’ambiente più grande, che è il mondo”.

 

Comprendere i bambini

 

Un’ altra tematica che mi è piaciuta molto e nella quale ho riscontrato i risultati in prima persona con il mio bimbo grande è quella legata al potenziale del cervello e della mente affrontata nel settimo capitolo. Qui è estremamente interessante per noi genitori leggere che: “La maniera più sicura per arrivare a un miglior utilizzo del nostro cervello è quella di fornirgli una buona quantità e qualità d’informazione nei primi anni di vita…” e poi: “(…) in due anni ogni bambino arriva a parlare la lingua del suo ambiente, ma la ricchezza del suo vocabolario, la buona pronuncia delle parole e la correttezza grammaticale delle frasi usate per esprimersi dipendono completamente dal tipo di linguaggio che il bambino ha avuto l’importanza di ascoltare”.

Ciò spiega perché“ (…) ambienti diversi possano produrre esseri umani con differenti strutture di base e quale importanza abbia la famiglia in quanto luogo dove i bambini vivono i loro primi anni”.

Entra in gioco a questo punto quella che la Montessori definisce “mente assorbente” cioè la capacità di apprendimento inconscio del bambino, che: “ (…) permette a tutto ciò che è presente nell’ambiente di entrare nel cervello, essere processato, compreso e conservato nelle sue cellule”. 

L’educazione che troppo spesso e facilmente viene demandata alla scuola parte dapprima in casa, e noi siamo i primissimi esempi a cui loro fanno riferimento, sin da neonati quando non fanno altro che imitare le nostre espressioni e poi piano piano i nostri gesti e i nostri movimenti ma soprattutto le nostre parole.

L’importanza del linguaggio è ripresa e sottolineata più volte dall’autrice del libro che afferma anche quanto sia determinante, intorno ai due anni di vita del bambino, la preparazione degli adulti che stanno con loro perché questo periodo è cruciale. In questo momento della loro vita, chiamato dalla Montessori “esplosione del linguaggio”, hanno una vera e propria “fame di parole” e solo rispondendo a tale necessità in modo appropriato, possono dare ai bambini un’incredibile ricchezza e precisione di linguaggio che sarà usata per tutta la vita e farà una notevole differenza qualitativa anche nella comprensione della realtà che i bambini conosceranno.

Un errore che commettiamo molto spesso noi genitori è quello di storpiare le parole così come fanno i bambini; ad esempio, quando nostro figlio si fa male e chiama la ferita “bua”, noi non dovremmo chiamarla così perchè loro imparano dapprima per imitazione, in quanto, il linguaggio prima viene assorbito e poi riprodotto. Ecco perché bisogna parlare in modo chiaro e corretto, lentamente e scandendo le parole, descrivendo le azioni che si fanno e rivolgendoci a loro come se stessimo parlando a un adulto.

 

Comprendere i bambini

 

I bambini devono imparare le parole nel contesto della vita reale e se ci pensiamo ogni giorno ci sono tante occasioni per pronunciare vocaboli corrispondenti agli oggetti che si usano per preparare il cibo o per vestire. Ripetere due o tre volte il nome dell’oggetto che abbiamo tra le mani può essere un buon sistema, senza arricchire la conversazione di aggettivi o spiegazioni. All’inizio ripeteranno a modo loro, va bene, ma mai prenderli in giro o ridere per i loro risultati modesti e/o incomprensibile, perché devono avere fiducia nelle loro capacità per continuare a riprovare. 

Interessante quanto sostenuto dalla Quattrocchi Montanaro quando afferma che i bambini comprendono sempre molto più di quanto riescono ad esprimere tuttavia è chiaro che c’è e deve esserci spazio anche per quello che lei chiama il “linguaggio dell’amore” utilizzato durante i momenti delle coccole, delle cure materne; ma i due linguaggi devono coesistere.

Sempre legato ad un corretto sviluppo per il linguaggio è l’aiuto che ci possono offrire i libri. I libri però scelti bene dice l’autrice. E cosa signifca?

Ecco questo è un punto che sarà per me d’ispirazione per i miei prossimi “acquisti cartacei” in quanto la letteratura per l’infanzia è invasa da trame popolate di animali che vivono e si comportano da umani, vedi Peppa pig, Lupo, ecc. 

Questo, a suo dire, è sbagliato per questa età (parliamo sempre di bambini attorno ai due anni) perché i bambini che in questo momento stanno cercando di assorbire il loro ambiente e di capire la vita che si svolge intorno a loro, hanno bisogno di vedere la realtà rappresentata in modo serio. Ricordiamoci che loro credono tutto ciò che diciamo. Per queste storie di fantasia c’è tempo.

I libri invece devono servire come ulteriore chiarimento circa tutto quello che hanno già imparato e possono eventualmente aggiungere altre informazioni preparando così i bambini alle loro prime esperienze.

Un libro ricco di spunti e facile da leggere anche per chi, come me, non è del settore, ma ha a che fare con i bimbi tutti i giorni, i suoi!

Care mamme e cari papà, capite dunque, che bella responsabilità abbiamo nei confronti dei nostri figli? Che potrebbero essere tutti dei potenziali geni, futuri capi di stato o ancora meglio vincitori di premi Nobel?

L’educazione che diamo loro è prioritaria su tutto, deve esserlo. 

Siete d’accordo con me?

 

 

Con affetto, 

Federica

@lacritichina

@lacritichina

Critico d'arte

Sono Federica e sono una mamma quasi bis. Sono una grandissima appassionata di libri e da quando sono diventata mamma di Alessandro ho allargato le mie preferenze letterarie al mondo dei libri per bambini e per genitori. Non ho qualifiche in campo pedagogico, sono un critico d’arte quindi non ho la pretesa di insegnare niente a nessuno, semplicemente condivido con altre mamme e papà l’esperienza mia e del mio compagno e lo faccio attraverso i miei canali social.

Sono convinta che l’unione faccia la forza e mi rispecchio molto nel famoso detto popolare che afferma: “Mal comune mezzo gaudio!” perché è veramente così!

Sarà capitato anche a voi, appena diventate mamme, di trovarvi in balia di consigli, anche e soprattutto NON richiesti, da parte dei vostri genitori, della suocera, della cognata, dell’amica super brava col figlio super buono, della vicina di casa, della farmacista, della pescivendola…e chi più ne ha più ne metta!

Quando diventi mamma sono tutti lì pronti a darti opinioni e suggerimenti. 

Che rabbia! Sono tutti più bravi di te!

Sapete qual è la verità? Che la realtà è ben diversa, che siamo in tantissime ad avere le stesse preoccupazioni, gli stessi problemi e a porci i medesimi interrogativi.

Io grazie ai social ho realizzato che esistono tantissime mamme come me, come te che stai leggendo, e altrettante mamme che con competenze diverse dalle mie e dalle tue, ti allungano una mano, ti regalano consigli preziosi, ti fanno vedere le cose da un’altra prospettiva.

Sapere che attraverso determinate situazioni ci passiamo tutte ci fa sentire meno sole e meno imperfette di quanto crediamo.

Non si nasce genitori ma lo si diventa strada facendo.

Grazie a questa bellissima opportunità che mi ha regalato Flavia voglio lasciarvi una breve infarinata di due libri che ho letto di recente e che mi hanno aiutata molto a riconsiderare l’importanza che abbiamo come genitori nell’educazione dei nostri figli.

Spero vi piacciano tanto quanto sono piaciuti a me!

Se volete restare sempre aggiornati sulle mie letture e perché no farvi qualche risata in compagnia mia e della mia pazza famigliola, potete seguirmi su Instagram. 

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