L’arrivo del fratellino dovrebbe essere un lieto evento, in realtà spesso mette in difficoltà tutta la famiglia proprio perché…
Fratellino in arrivo!
L’arrivo del fratellino dovrebbe essere un lieto evento, in realtà spesso mette in difficoltà tutta la famiglia proprio perché non è così semplice da affrontare. Infatti i genitori si preoccupano, non senza sensi di colpa, della probabile gelosia del figlio più grande e quest’ultimo, dovrà accogliere nel suo nucleo familiare, stabile e consolidato, un nuovo membro, che a quanto pare dà fastidio e vuole tutte le attenzioni di mamma e papà.
Per trattare l’argomento bisogna iniziare proprio da qui. Spesso e comunemente viene associato all’evento nascita del fratellino all’emozione della gelosia. In verità l’emozione predominante sembra essere la paura che il bambino prova vedendo i genitori manifestare e rivolgere affetto, attenzioni e amore a un altro bambino che non è lui.
A livello psicologico, questa semplice dinamica si traduce nella paura di perdere la sicurezza del nido, l’insicurezza che si insinua nel bambino credendo che questo momentaneo spostamento delle attenzioni genitoriali non possa garantirgli la sopravvivenza.
Bisogna poi aggiungere anche la scomoda posizione che occupa il fratello maggiore, il quale si trova in una situazione di passività rispetto all’evento perché evidentemente non lo ha scelto lui di avere un fratello e non ha abbastanza strumenti per comprendere da dove provenga questo bambino, che cosa stia facendo lì e perché si sta prendendo le sue attenzioni e certezze!
Ed ecco spiegate le famose regressioni che spesso vengono nominate quando si parla dell’arrivo di un fratellino. In questi termini, indichiamo come regressione uno stato passeggero e modificabile in cui il bambino rimette in atto una serie di comportamenti che ormai non appartengono più alla sua modalità attuale di funzionamento o comunque rispetto al suo livello di autonomia (ripresa del ciuccio, assenza del controllo dei bisogni, richiesta di essere imboccato e vestito, etc…). In altre parole, in questo modo si esprime il tentativo di tornare a una modalità precedente di funzionamento in cui tutto era chiaro, gestibile e rassicurante, contrapponendolo al funzionamento presente, che invece è confuso e spaventoso. Pertanto, ricerca protezione e calore in qualcosa che una volta funzionava e lo ripropone. Non a caso copia quello che fa il più piccolo per avere la certezza che in quel modo avrà ciò di cui ha bisogno: le attenzioni e l’affetto genitoriale.
Un fattore da non sottovalutare mai è il pensiero egocentrico. Un bambino che non ha strumenti per comprendere la realtà, che non ha un genitore che lo sostenga nell’attribuirgli significato, tenderà a completarla e a spiegarla attraverso i suoi strumenti che però, soprattutto nei primi anni di vita, fanno capo all’egocentrismo. In altre parole, il bambino rapporta tutto ciò che accade nella sua vita a se stesso, mettendosi al centro di tutto ciò che accade, essendone sempre la causa. Va da sé, che questo famoso fratellino che sta arrivando è proprio lì per lui e gli è facile riconoscergli un’ intenzionalità nei suoi gesti e nel catalizzare le attenzioni e l’affetto da parte dell’intera famiglia. Tutto questo fa sì che il bambino consideri il nuovo arrivato come una vera e propria minaccia per la sua sicurezza e sopravvivenza!
Ma cosa può fare il genitore per agevolare e aiutare i bambini ad affrontare questi grandi cambiamenti?
Innanzitutto è bene specificare che la gelosia è l’emozione utilizzata dal bambino per poter fronteggiare tutti i vissuti connessi a questo evento, permettendogli di affrontare la paura e di elaborarla. Non solo, ma in questo caso la gelosia rende possibile soprattutto di cambiare posizione rispetto agli eventi, riuscendo in una certa misura a controllarli. Quindi è importante che la gelosia venga sempre accolta, nominata e spiegata, insegnando al bambino ad accettarla ed esprimerla in modo costruttivo. La gelosia è fisiologica all’elaborazione e al funzionamento di questa fase e sarà necessario passarci attraverso per poter giungere a nuovi equilibri familiari.
Cosa fare per aiutare il bambino con un fratellino in arrivo
Come sempre la prima cosa da fare è spiegare, adattando strumenti e linguaggi alle competenze del bambino, quindi secondo la fascia d’età, che cosa sta accadendo, cosa accadrà al momento del parto e come cambieranno le abitudini familiari con l’arrivo del fratellino. In particolare è importante non avere fretta di informarlo della gravidanza e di cosa lo aspetterà nei prossimi mesi ma piuttosto di attendere che ci sia una pancia evidente. Infatti, dal momento in cui viene informato al momento in cui si dovrà confrontare con la realtà, spesso passano troppi mesi e possono rappresentare un terreno fertile per poter costruire nella sua mente scenari catastrofici, inserendovi paure e aspettative. Nella fase del parto aiutare il bambino a comprendere dove si recherà la mamma e perché attraverso visite (se possibile durante i corsi preparto per dare un’immagine positiva di riunione e aiuto) o libri.
Le parole da utilizzare per comunicare la notizia non sono le stesse per tutti. Dovranno infatti essere scelte dal genitore che conosce il proprio figlio e dovranno parlare della relazione che li lega. Solo in questo modo si potrà avere la certezza che quanto detto sia comprensibile al bambino e che tenga conto delle sue emozioni, facendolo sentire coinvolto e amato fin dal primo momento.
Questi piccoli accorgimenti permetteranno al bambino di vivere attivamente gli eventi che lo riguardano e potrà controllare in qualche modo la realtà proprio perché la conosce e potrà anche attivare i suoi strumenti in anticipo per potersi poi confrontare con quella realtà che il genitore gli sta raccontando. A questo proposito sarà importante lavorare sulle autonomie tempo prima che il bambino nasca. Questo significa che il bambino più grande dovrà essere reso il più autonomo possibile in modo che sia pronto al cambiamento e sappia su cosa può contare e su cosa no.
Il consiglio è poi quello di creare dei momenti di gioco di qualità, di gioco esclusivo, con il bambino più grande prima che nasca l’altro bambino. Innanzitutto perché può rappresentare un luogo in cui si affronta questa nuova problematica insieme ai genitori, rafforzando il legame, attraverso l’utilizzo di libri che trattino l’argomento, attraverso disegni, attraverso carte delle emozioni e tutta una serie di attività utili che propongo spesso nel mio profilo Instagram (anche il #challenge che ho proposto può aiutarti a costruirlo). Inoltre, in questo modo si costruisce uno spazio di condivisione con i genitori che è presente sia prima che dopo il grande evento e questo è di fondamentale importanza se consideriamo che il bambino dopo dovrà confrontarsi con una realtà in cui non ha punti di riferimento perché tutto si sta stravolgendo velocemente. In questo contesto, l’elemento di continuità tra il prima e il dopo lo rasserenerà, e lo porterà a credere che su quel momento può contare e quindi non è detto che la sua sopravvivenza sia a rischio…
L’ultima buona pratica che posso lasciare è quella di coinvolgere sempre il bambino più grande in tutto quello che riguarda l’accoglienza del nuovo arrivato, per renderlo attivo rispetto agli eventi e permettergli di trovare un suo modo di accostarsi al nuovo arrivato, costruendo modi di relazionarsi che lo rappresentino.
Flavia