I capricci non esistono o se esistono allora valgono anche per gli adulti.
Cosa sono i capricci?
Tutte quelle volte in cui ci arrabbiamo perché non ci piace come veniamo trattati o ci teniamo che l’altro capisca quanto è importante una data cosa per noi, stiamo facendo i capricci. Oppure no?
Spesso i bambini utilizzano questo tipo di modalità comunicativa, fatta di pianti, urla e opposizione, per parlarci di qualcosa che non li rispetta e non li fa sentire ascoltati.
I bambini non sono diversi dagli adulti e non è strano che anche loro possano avere una giornata in cui gli giri male oppure abbiano poca voglia di mangiare o di aver più bisogno di stare con i genitori. La differenza tra gli adulti e i bambini è che loro hanno i capricci e così possono almeno provare ad ottenere quello che vogliono…I capricci sono una grande fortuna!
Chi di noi non si butterebbe a terra e scalcerebbe con rabbia se lo interrompessero per uscire senza essere avvertito oppure sentir considerati i propri tempi e necessità?!Io lo farei.
Ma veniamo al punto.
I bambini possono “utilizzare” i capricci per i seguenti motivi:
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Non si sentono ascoltati e rispettati dalle modalità comunicative e di gestione dell’adulto. In altre parole, nessuno considera i suoi bisogni e viene trattato da oggetto, che come tale può essere spostato a destra e sinistra senza problemi. Soprattutto tra i 18 e i 36 mesi questo non è neanche pensabile (guarda “I terribili due anni”).
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Hanno bisogno di testare l’ambiente per valutare limiti e risorse. In altre parole, il bambino non lo percepisce interamente sotto il suo controllo e ciò non lo rassicura. Pertanto lo mette alla prova per vedere come risponde.
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L’ambiente e le relazioni che vive non gli permettono di esprimersi e di dare spazio alle sue necessità di crescita, in riferimento soprattutto alle autonomie e allo sviluppo della personalità.
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Il livello di benessere è basso. Il bambino ha dormito male e poco, mangia in modo non regolare, non ha molte possibilità di gioco libero a contatto con la natura, passa poco tempo con i genitori. I questi casi il controllo della frustrazione e della tensione nervosa è troppo basso e non c’è modo di evitare che venga proiettata all’esterno per salvaguardare il sistema.
Detto questo, la domanda la pongo io a voi:
pensate ancora che i capricci esistano o esistono bambini che esprimono un bisogno o addirittura un disagio?
Come gestire i capricci
Nel caso in cui il bambino sia troppo stanco per attingere alle sue risorse di gestione dello stato emotivo, l’unica cosa che si può fare è contenerlo. Risulterà infatti inutile sgridarlo quando la sera fa scenate per lavarsi i denti. Il capriccio è dietro l’angolo perché non riesce a tollerare la spiacevole sensazione di stanchezza e malessere che non comprende fino in fondo e che, nella ricerca di un senso, attribuisce al primo appiglio che trova…Avrete di certo fatto caso che ci sono situazioni in cui tutto diventa difficile e non sapete perché. Be’ in quei momenti basta un abbraccio forte e prendere in mano la situazione.
Negli altri casi, invece, sarà sufficiente far sentire il bambino ascoltato e rispettato esattamente come gli altri membri della famiglia. Quindi bisognerà avvisarlo per tempo quando è ora di uscire e aiutarlo a interrompere l’attività che sta svolgendo. Sarà utile informarlo del motivo dell’uscita e renderlo attivo e partecipe, necessariamente dandogli sempre la possibilità, o nella maggior parte dei casi l’illusione, che possa decidere almeno una parte di ciò che andrete a fare, affinché possa lasciar esprimere la sua personalità e la sua esigenza di controllo.
Sarà importante, inoltre, accogliere sempre le sue emozioni e condividere le nostre riguardo a qualsiasi cosa lo interessi.
Infine, le routine forti e regolari e la coerenza del genitore nel riproporre spiegazioni e modalità di gestione, può aiutare molto il bambino a stabilire confini entro cui muoversi, accantonando la necessità di testare l’ambiente.
Flavia