La mia tana
è una casa di rami sottili,
e foglie canterine
che si intrecciano di verde
e profumano di fresco.
Inizia così “Tana” di Melania Longo con le illustrazioni di Alessandro Sanna, edito da Il Castoro. Siamo immersi nel verde, tra le foglie, i rami e i fiori, l’erba che solletica le mani.
È primavera.
La bambina protagonista ci accompagna dentro il suo rifugio nella natura. Con lei c’è un gatto e poco dopo arriva il fratello.
Dentro il loro nascondiglio può capitare di tutto. Si costruisce, si disegna, si chiacchiera, ma soprattutto: si inventa il mondo. L’immaginazione prende il volo e ci rende felici.
Così lo spazio ristretto della tana si amplia all’infinito: i bambini possono correre, esplorare lo spazio fuori dalla tana, lasciarsi ammaliare dalla bellezza del cielo stellato.
Di colpo può anche cambiare stagione! È inverno, il respiro fuma nuvolette nell’aria ed è bello bere la neve in tazzine del caffè. Ora è estate, i colori esplodono in tutta la loro vitalità, fa caldo, ci si appisola all’ombra dei rami sorseggiando un tè alla menta.
Si gioca, ancora e ancora. Si può essere animali, indiani, esploratori…tutto ciò che si vuole.
Provare a essere quello che non siamo:
Ah, come ci piace!
Lo facciamo anche per ore.
Ci sentiamo bene
e tutto il resto
non esiste più.
Leggendo questo albo mi è sembrato di vedere i miei bambini giocare, e allo stesso tempo mi è sembrato di tornare bambina. Quella capacità di creare mondi, di lasciare libera l’immaginazione e andare lontano. A volte non servono grandi giochi, ma solo del tempo vuoto e la libertà di poterlo riempire come si vuole.
Fin qui l’albo sarebbe già meraviglioso, ma sul finale diventa sublime, amplificando al massimo la magia dell’esperienza vissuta. In un meccanismo che mi ricorda molto “Il posto segreto” di Susanna Mattiangeli illustrato da Felicita Sala per Lupoguido, la prospettiva si allarga e la quotidianità irrompe nel gioco fantastico dei bambini: una voce si fa largo tra le loro risate, prima lontana e poi sempre più vicina… Chi sarà? Il cuore batte forte e i due si immobilizzano, in attesa. La tensione si scioglie con immensa dolcezza, mostrandoci la vera sostanza della tana, la sua potenza immaginifica, la sua magia.
Questo è un albo che ci fa mettere carponi, ci abbassa all’altezza dei bambini (ma un grande maestro diceva che bisogna innalzarsi verso di loro!) e ci fa entrare nel loro gioco. Sembra prenderci per mano per condurci in luogo magico e segreto, lontano da tutto. Facciamo un viaggio fuori e dentro di noi, perché in fondo i due bambini protagonisti sembra che ci stanno accompagnando proprio là: al centro della nostra infanzia, nella nostra stessa tana di un tempo. Tutti noi abbiamo dei ricordi legati a rifugi, costruzioni più o meno precarie in cui ci piaceva nasconderci per dare libero sfogo alla nostra immaginazione. Protezione e fuga al tempo stesso. Ecco, io sono tornata laggiù!
La scrittura di Melania Longo è poetica, il testo si presenta come una poesia, con versi brevi e ripetuti “a capo”. Va letto con cura, dando il tempo giusto ad ogni parola, ad ogni silenzio. Le illustrazioni sono nello stile inconfondibile di Alessandro Sanna: acquarellate, con il colore che si agita vivo sulla pagina, così come i contorni delle figure, che sono quasi sfocati, fluidi, le linee che scorrono nervose, non c’è tempo di fermarsi! L’insieme rende perfettamente la dinamicità del movimento e del gioco dei bambini.
Una lettura che consiglio già dai tre anni, i piccoli ascoltatori non potranno che ritrovarsi tra queste pagine, mentre noi grandi avremo la grande fortuna di essere ammessi al loro grande e immenso gioco: quello dell’immaginazione!
Maria