Quando il bambino inizia ad assumere altri cibi complementari al latte, inizia anche la preoccupazione che alcuni alimenti possano “generare un’allergia”, però la ricerca in questo ambito ha recentemente compiuto grandi progressi e molte delle raccomandazioni non sono più valide.

In passato si raccomandava ai genitori di eliminare gli alimenti allergizzanti dalla dieta della mamma ingravidanza e allattamento e di ritardarne l’introduzione nella dieta del bambino per prevenire le allergie alimentari.

Attualmente è tutto cambiato e le ricerche dimostrano che nel primo anno di vita il lattante attraversa una fase critica di sviluppo immunologico (finestra immunologica), cioè la capacità del sistema immunitario di non reagire a molecole estranee. In questa fase bambino impara a riconoscere e tollerare gli alimenti considerati allergizzanti, prima attraverso il latte materno e poi con l’introduzione dei cibi solidi.

Gli studi concludono che l’esposizione graduale agli allergeni non aumenta perciò il rischio di allergie, ma in verità lo diminuisce e tutti gli alimenti possono essere introdotti nell’alimentazione del bambino, sin dalle prime fasi dell’alimentazione complementare.

Questa indicazione è valida per tutti i bambini, anche se a rischio allergico, cioè bambini con genitori o fratelli allergici e lo stesso per la madre, non viene raccomandata restrizione alimentare né in gravidanza, né in allattamento.

Quindi il bambino a rischio allergico o no deve iniziare l’alimentazione complementare verso i 6 mesi (avere tutti i segni di prontezza) e nel corso del primo anno di vita, il bambino può introdurre nella sua dieta tutti gli alimenti. Questi alimenti devono essere adattati secondo la sua capacità di masticazione e deglutizione e continuando l’allattamento al seno finché mamma e bambino lo desiderino.

 

Gli alimenti considerati allergizzanti sono:

  • Uovo

  • Latte vaccino

  • Grano (glutine)

  • Soia

  • Pesce (merluzzo, trota, sogliola, salmone)

  • Crostacei (gamberi, granchi, aragoste, capesante)

  • Molluschi (seppie, calamari, vongole, cozze)

  • Alcuni tipi di frutta a guscio (noce brasiliana, nocciola, mandorla e arachide)

  • Alcune verdure (pomodori, sedano)

 

Attenzione: Introdurre un alimento allergizzanti alla volta e garantire il taglio e la consistenza adatti alla capacità e all’età del bambino.

È importante introdurre con gradualità nuovi alimenti, uno alla volta, in piccola quantità e attendere qualche giorno prima di introdurne uno nuovo allergizzanti nell’alimentazione del piccolo.

È necessario anche garantire un consumo regolare. Ad esempio crema di arachidi una volta al mese, nocciola tritata ogni quindici giorni, uova nelle ricette ogni settimana. In questo modo, il sistema immunitario riconosce quella proteina e la considera normale per l’organismo e non una minaccia.

Questa gradualità e regolarità consentiranno di capire se l’alimento è ben tollerato dal bambino o se provoca qualche reazione. In questo caso, segnalatelo al vostro pediatra.

 

rischio allergia

 

I sintomi di una reazione allergica di solito (ma non sempre) si sviluppano nel giro di pochi minuti dall’esposizione alla sostanza che provoca allergia. I disturbi più comuni di una reazione allergica alimentare includono: formicolio o prurito in bocca; orticaria, prurito; gonfiore delle labbra, del viso, della lingua, della gola o di altre parti del corpo; dolore addominale, diarrea, nausea o vomito.

I bambini che hanno presentato un eczema nei primi mesi di vita e che sono risultati positivi ai test cutanei (prick test) per alimenti che contengono allergeni devono introdurre questi alimenti sotto controllo medico.

Cibi come noci, mandorle, arachidi, semi e legumi possono essere proposti dai 6 mesi però adeguando la consistenza all’età farine, creme, triti, etc per evitare inalazione di corpo estraneo, avendo i piccoli una deglutizione ancora non coordinata.

L’uovo (tuorlo e albume) deve essere proposto ai bambini ben cotto (cottura minima di 3 minuti), per evitare il possibile rischio salmonella.

Il latte vaccino non dovrebbe essere impiegato come bevanda prima dei 12 mesi, mentre sono consentite piccole quantità in aggiunta a preparazioni alimentari, come per esempio il purè di patate o la besciamella.

Ricordate sempre che l’alimentazione complementare deve essere effettuata in modo da privilegiare la varietà alimentare, rispettando i limiti e il comfort del bambino.

Bibliografia

Fewtrell M, Bronsky J, Campoy C, et al. Complementary Feeding: A Position Paper by the European Society for Paediatric Gastroenterology, Hepatology, and Nutrition (ESPGHAN) Committee on Nutrition. Journal of Pediatric Gastroenterology and Nutrition. 2017;64(1):119-32. Wesemann DR, Nagler CR. The Microbiome, Timing, and Barrier Function in the Context of Allergic Disease. Immunity. 2016;44(4):728-38. Nwaru BI et al. Age at the introduction of solid food

 

 

Dott.ssa Tainara Gobetti

 

@nutrire_i_bimbi

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Biologa nutrizionista

Sono Tainara Gobetti, mamma di Enrico (3 anni), biologa nutrizionista esperta in nutrizione pediatrica e membro MAMI – movimento allattamento italiano.

Lavoro con le donne in gravidanza e bambini da circa 11 anni.
Mi occupo di nutrizione a 360°: gravidanza, allattamento, alimentazione complementare, selettività alimentare, disturbi del comportamento alimentare e la nutrizione nei disturbi dello spettro autistico (ASD).
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