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Le abilità matematiche: proposte di attività

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Le abilità matematiche sono presenti nell’essere umano fin dalla nascita perché il nostro cervello è predisposto all’elaborazione numerica. Questa capacità viene chiamata intelligenza numerica ed è definita come la potenzialità di pensare in termini numerici e quantitativi. 

 

Le abilità matematiche

 

 

Lo studioso Brian Butterworth parla infatti di “cervello matematico” perché riconosce che la capacità di cogliere numerosità sia innata tanto quanto la percezione e la distinzione dei colori. Siamo dunque innatamente in grado di contare e saper stabilire a colpo d’occhio se in un gruppo ci sono più o meno elementi rispetto ad un altro. 

La distinzione della numerosità ci è stata tramandata dai nostri antenati ed è rimasta intatta fino ad oggi perché ha avuto un ruolo cruciale per la sopravvivenza della nostra specie. Gli uomini nei tempi antichi si sono ritrovati a scegliere tra un luogo con poco cibo rispetto ad un altro con meno, oppure un’area con pochi predatori rispetto ad un’altra con molti e questa loro scelta poteva avere delle conseguenze importanti. Nel nostro bagaglio genetico dunque lo sviluppo della percezione di numerosità ci ha permesso di sopravvivere in vari contesti permettendoci di dare una lettura del mondo finalizzato all’adattamento. 

Già il neonato è in grado di effettuare discriminazione tra differenti serie di elementi in base alla loro numerosità e questo avviene mediante i processi innati che permettono lo sviluppo delle abilità matematiche. 

 

Vediamo quali sono nello specifico:

  • Il subitizing: abilità che permette di individuare il numero di elementi in un insieme in modo rapido ed immediato; 

  • La stima: permette l’individuazione di quantità al di fuori del limite del subitizing quando il conteggio non è possibile; 

  • Acuità numerica: è la capacità di discriminare fra insiemi di diverse numerosità (presente già dai primissimi attimi di vita)

Però come tutte le abilità innate (motorio-prassiche, linguistiche…) anche quelle matematiche devono essere stimolate già dai primissimi anni di vita.

 

Come compare nel bambino la capacità di codificare le quantità attraverso il sistema verbale dei numeri?

Il conteggio rappresenta il punto di passaggio che permette di procedere dalle abilità innate, alle abilità matematiche proprie del contesto di appartenenza. Ogni contesto e cultura infatti può avere sistemi di conteggio più o meno elaborati. Padroneggiare questa abilità, necessita però di una serie di conoscenze e apprendimenti complessi che richiedono tempo per essere acquisiti. Possono passare in media 4 anni (dai 2 anni in cui il bambino comincia a ripetere i numeri) a quando (intorno ai 6 anni) riesce ad usare le parole-numero (le parole che indicano un numero) in modo efficace. 

 

Gli studiosi Gelman e Gallistel indicano i 5 principi che servono a padroneggiare questa abilità:

  1. Ordine stabile

  2. Corrispondenza biunivoca 

  3. Cardinalità

  4. Astrazione

  5. Irrilevanza dell’ordine

 

Come può un genitore stimolare lo sviluppo di questi processi?

Ci sono delle attività giocose che si possono proporre al bambino partendo dai 3 anni.

  1. Ordine stabile: Il processo che permette di conoscere le parole connesse al numero. 

In questa attività il bambino può comprendere che ogni numero è connesso ad una parola e ad una numerosità (indicata dai fagioli che si possono inserire all’interno di ogni recipiente contraddistinto dal numero). L’utilizzo del materiale è molto semplice e di facile reperibilità.

 

le abilità matematiche

 

  1. Corrispondenza biunivoca: corrispondere ogni elemento dell’insieme che si sta contando con una sola parola-numero.

Quanti sono i fiori? Quante sono le formiche? Questo piccolo gioco aiuta a sviluppare la consapevolezza nel bambino che ad ogni elemento dell’insieme che si sta contando corrisponde una sola parola-numero.

 

 

  1. Cardinalità: permette di compiere giudizi di quantità numerica e riguarda la corrispondenza associata all’ultimo elemento contato. 

Si può potenziare con un gioco che si può fare tutti i giorni come per esempio contare i gradini che si salgono e poi chiedere al bambino quanti sono stati saliti. Questo aiuterà il bambino a comprendere che la quantità si esprime con l’ultimo elemento contato.

 

 

  1. Astrazione: qualunque cosa, oggetto o elemento del mondo può essere contata. 

Operativamente il bambino può comprendere meglio questo concetto contando le foglie in giardino oppure i sassolini, i suoi giochi ecc…Questo esercizio oltre che rafforzare l’ordine stabile e la numerazione aiuta il bambino ad avere un concetto di numero più ampio e generalizzabile.

 

 

  1. Irrilevanza dell’ordine: qualunque cosa può essere contata non ha importanza l’ordine. 

Per esempio si possono contare file di macchinine oppure di palline da destra a sinistra e da sinistra a destra oppure a salti e il bambino così comprenderà che non importa l’ordine con cui si contano gli elementi, perché questo non cambierà la numerosità del gruppo che si sta contando.

 

 

Come per l’ambito del linguaggio, nel quale più comunemente il bambino riceve un maggior stimolo dal suo ambiente, anche l’ambito matematico merita di essere stimolato sin dai primi anni di vita. Questa sollecitazione svilupperà la già innata intelligenza numerica che farà parte del bagaglio che il bambino porterà con sé per tutta la vita.

 

 

Dott.ssa Laura Caucci 

Psicologa dell’educazione

 

 

L’autrice

 

Dott.ssa Laura Caucci

Dott.ssa Laura CaucciPsicologa dell’educazione, ho conseguito un Master in “Disturbi specifici dell’apprendimento”.

Lavoro in una scuola primaria paritaria come insegnante di sostegno e collaboro come figura di psicologo svolgendo alcune attività come il supporto agli insegnanti nell’attività educativa, lo sportello d’ascolto e progetti psicoeducativi rivolti alla prevenzione delle problematiche socio-affettive. 

Svolgo inoltre supporto nel metodo di studio a preadolescenti e adolescenti con difficoltà nell’apprendimento.

Contatti

Email laura.caucci@alice.it

 

 

Leggi anche

Cosa sono i disturbi specifici dell’apprendimento (DSA)?

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